una bella mattinata di sole.

05/12/2019
05/12/2019 nz

una bella mattinata di sole.

Incontro sul rapporto tra racconto, cinema e città in una scuola media e in un Liceo.

Oggi ho fatto un gioco. Sono stato invitato alla Scuola Media “Romanino” di Brescia all’interno del progetto #visioniurbane promosso nelle scuole da Musil Brescia – Sistema Museale dell’Industria e del Lavoro di Brescia, e ho provato a parlare del lavoro fatto in questi anni da me e da Smk Videofactory sulla città, mostrando alcuni video e progetti a cui ho partecipato (come Vittoria Alata, CASAdolceCASA, Nuovo Eden o altri) e cercando – più che mostrare i prodotti in sè – di raccontare il mio percorso personale e cosa ho scoperto in questi anni facendo questo mestiere. Raccontando come il “guardare attraverso una lente prima”, o raccontare poi attraverso il linguaggio audiovisivo poi, mi abbiano cambiato come persona, e insegnato qualcosa.
Ho chiesto a tutti i ragazzi e le ragazze di provare a descrivere la propria città con una parola, un aggettivo, un colore. Di donarmi un’immagine che esprimesse loro relazione con la città in cui vivono. In qualche modo, per parlare insieme a loro della loro relazione tra sè stessi e il mondo attorno, e di quanto questo sia mediato dal modo in cui lo sappiamo descrivere, con cui ci sappiamo descriverci.

Alla fine dell’incontro, ho chiesto nuovamente di fare la stessa cosa e sono molto contento di aver trovato delle leggere trasformazioni nel modo di descrivere la relazione con la propria idea di città.

Ho provato a spiegare – attraverso i miei lavori e gli incontri fatti in questi anni – come le città in sè non esistano: esse sono più che altro il frutto delle relazioni che noi decidiamo di intrattenere con il mondo circostante. Non esiste un “mondo” al di fuori del nostro sguardo: il mondo esiste nel nostro sguardo e a secondo di come decidiamo di guardarlo, ci risponde. E questa idea generale e generica, che può sembrare molto banale a prima vista, io l’ho sempre vista del rapporto di una telecamera con il mondo che prova a fissare e raccontare: il racconto è sempre messo in forma dal modo in cui la “camera” si muove nello spazio, dalle relazioni che intrattiene con le persone che racconta.

All’improvviso, non so perchè, tutti i ragazzi hanno iniziato a dirmi cosa avrebbero voluto fare da grandi. Molti erano desideri semplici, niente di eroico ma allo supportato da grandi slanci ed entusiasmi come solo a quell’età si riesce ad avere. Questa cosa mi ha stupito, ma mi ha fatto anche molto piacere perchè mi ha permesso di poter raccontare di quello che continuo a pensare in questi giorni di grande intensità: “qualunque cosa decidiate per voi stessi e la vostra vita, fate in modo di dare il meglio di voi, cercate di essere il meglio in ciò che fate e in quello che potete essere, sapendo che nulla di quanto riceverete sarà mai scollegato da ciò darete o farete con gli altri”.

Oggi e’ stata proprio una bella mattinata di sole.

Aggiornamento 11.12.2020

Anche oggi mi sono divertito a provare a ricostruire l’immagine della nostra città interiore. Grazie al progetto #visioniurbane di Musil Brescia – Sistema Museale dell’Industria e del Lavoro di Brescia e Fondazione Luigi Micheletti sono stato ospite presso il Istituto d’istruzione Superiore “V. Capirola” per raccontare un po’ il lavoro fatto in questi anni sulla nostra città e raccontare cosa io abbia imparato con la fotografia e l’audiovisivo, mostrando tra le altre cose gli ultimi lavori realizzati per e insieme a Fondazione Brescia Musei, Residenza IDRA, Liceo Scientifico Annibale Calini, Comune di Brescia, e altri ancora.

E’ bello e sorprendente poter osservare un lieve ma significativo slittamento semantico nelle parole usate dalle ragazze e dai ragazzi per descrivere la propria città tra l’inizio e la fine di un incontro in cui mi sono concesso la libertà e il lusso di poter ricordare come le città che noi viviamo sono il frutto ed il riflesso del modo in cui le osserviamo.

E’ bello e consolante sapere (o scoprire e credere) che il mondo attorno a noi possa essere plasmato dal modo in cui scegliamo di raccontarlo e viverlo.