I colori per le strade

19/04/2020
19/04/2020 nz

I colori per le strade

Incontri inattesi per le strade di Brescia

Nelle ultime settimane sono stati tanti, colorati, gli incontri.

Sembra paradossale, ma da quando ho iniziato a setacciare le strade alla ricerca di qualcosa che potesse rimanere nel tempo – oltre alle drammatiche notizie amplificate dai media a cui siamo stati soggetti passivi nell’ultimo mese abbondante -, ho passato più ore per strada di quanto abitualmente ne trascorra nel mio studio a lavorare sui monitor.

So che può sembrare paradossale, ma resta indubbiamente vero.

I colori: il bianco delle tute in tyvek dei medici e degli infermieri, i camici verdi o azzurri degli operatori nelle RSA, il rosso delle giacche della croce rossa e il variopinto assortimento di occhiali, maschere e guanti. C’è il il colore degli alberi che hanno iniziato a fogliare e il blu del cielo che così intenso non lo ricordavo da queste parti, perforato dal giallo del sole che inizia a farsi più intenso, tingendosi di tonalità calde nei tramonti che tagliano le strade strisce disegnate dalle ombre e i chiaroscuri.

L’azzurro di una città che lentamente si appresta a riprendere il normale corso degli eventi con l’incertezza su ciò che accadrà domani quando il mondo dovrà ritrovare una sua configurazione abituale.

“Ti va di venire con me oggi?” mi chiede Giorgio, antropologo trentenne che da due anni lavora al progetto Casa del Quartiere  “Ho un po’ di consegne da fare.”. La Casa del Quartiere è un progetto sociale che rientra nel piano più complessivo di riqualifica della zona di via Milano (progetto Oltre la strada), nella parte ovest di Brescia. Nel corso degli ultimi due anni ha ospitato la nascita di una biblioteca sociale (Porto delle Culture), corsi di formazione, doposcuola per i bambini e corsi di italiano per adulti. Da giugno dell’anno scorso sta anche organizzando una dispensa alimentare per 15 famiglie indicate dai servizi sociali della città. Uno di quei luoghi che sorgono come cerniere per unire tessuti scuciti nelle fessure delle nostre città, spesso nelle aree più invisibili o attraversate in maniera frettolosa.

Ci diamo appuntamento però in un’altro quartiere, perchè oggi Giorgio deve incontrare il 26enne giocatore del Brescia Dimitri Bisoli, un ragazzo per certi versi come tanti, ma uno tra quelli che ha sentito il dovere di intervenire per dare una mano alla propria terra in un momento di difficoltà crescente. Con Giorgio andiamo a prendere una grossa spesa che Dimitri ha effettuato come donazione alla Casa del Quartiere da destinare alle famiglie della zona di via Milano, dove gli operatori della casa conoscono le situazioni di criticità.

“Da qualche settimana Dimitri ci sta dando una mano” mi dice Giorgio “è molto importante che persone che godono di visibilità vengano coinvolti in progetti di utilità sociale: aiuta a far conoscere quello che facciamo e a reperire quello che serve”. Assieme a Giorgio, Dimitri posa per una foto con in mano il primo numero della rivista “Via Milano 59”, un cartaceo realizzato dagli operatori e dai giovani giornalisti del quartiere, formati grazie ad un laboratorio organizzato dalla biblioteca Porto delle Culture e svolto da Manuel Colosio di Radio Onda d’Urto insieme all’illustratrice Stefania D’Amato. “E’ un progetto importante perchè vogliamo far sì che la Casa del Quartiere diventi un luogo di inclusione sociale, in grado di produrre testimonianze dalla viva voce delle persone, soprattutto i più giovani”.

Con Giorgio facciamo un lungo giro per il quartiere dopo aver ormeggiato le provviste nella cambusa improvvisata della Casa, ricavata tra i tavoli dei corsi a seguito dell’esplosione dell’emergenza che ha aggravato le condizioni delle famiglie della zona. “Abbiamo una lista di nominativi di persone che ci hanno contattato, e adesso andiamo a portare un po’ di provviste alle famiglie”.

Ci muoviamo nel pomeriggio assolato in compagnia di Cica, il cane di Giorgio, muovendoci tra le vie ed i portoni di Via Milano o poco oltre. Facciamo 5 o 6 consegne e incontriamo (come mi era già capitato di constatare nei giorni passati in compagnia della Croce Rossa) molte famiglie allegre nonostante la situazione, di varie provenienze, accomunate da grandi sorrisi e voglia di evadere da una quarantena sempre più soffocante.

“Queste sono le persone con cui lavoriamo abitualmente, questi bambini vengono al Porto. Stanno soffrendo enormemente per le restrizioni che sono state imposte: nessuno sta pensando seriamente a loro in questo momento. Si vogliono riaprire le fabbriche ma non si lasciano giocare i bimbi nei parchi. E queste case non sono certo le regge da cui molte persone famose ci stanno invitando a svolgere la nostra ricerca interiore…”

Lascio Giorgio dopo l’ultima consegna “Ora devo andare a fare la spesa per la nonna..” e mi incammino lungo Via Milano, provando a buttare un occhio su luoghi che conosco bene. Mi passano davanti le file al supermercato e le insegne dei bar chiusi. Arrivo all’altezza di Via Luzzago, dove attivisti del centro sociale Magazzino47 hanno posto un carrello autogestito a cui invitano a lasciare (“per chi può”) qualcosa, a prendere (“per chi ha bisogno”) il necessario.

Incontro Zaccaria, che proprio in quel momento è venuto a portare delle confezioni di alimenti dal minimarket che gestisce col cugino poco lontano “Io collaboro spesso con Diritti per Tutti. In questo periodo stiamo cercando di portare generi di prima necessità alle persone che più hanno bisogno e che conosciamo. Nei prossimi giorni la comunità musulmana farà una grossa donazione in concomitanza con l’inizio del ramadan”.

Lo seguo nel negozio, prepara un altro pacco. In questo momento fa piacere sapere che i negozianti del quartiere si sentono chiamati e coinvolti a dare una mano alle persone, cosa che mi è apparsa lampante fin dai primi giorni del lockdown.

“Bisogna stare uniti, aiutarci gli uni con gli altri. Dare indietro un po’ di quanto abbiamo ricevuto.” conclude Zaccaria.

Termino la mia giornata constando, una volta di più, il lavoro operoso di chi – nel piccolo delle proprie possibilità – continua a cercare di tenere insieme le fila del proprio mondo con quello degli altri. Ed è questo l’ennesimo colore che mi balza agli occhi: quello poliedrico e sfumato che esprime il senso di appartenenza a uno spazio comune.

Appena ci allontaniamo dal carrello, qualcuno si avvicina ed allunga una mano.

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